“Difendere l’individualità dell’artista contro l’omologazione imperante” è l’affermazione con la quale si apre lo spettacolo dal titolo L’artista incompresaPièce teatrale di avant-garde comique, in scena dal 1° al 3 luglio 2017 presso il Museo Hermann Nitsch di Napoli.
La protagonista assoluta è Virus – nome ispirato a un’avanguardia artistica napoletana degli anni ’80 – che si presenta al pubblico stesa di spalle su un cubo, mentre si riprende con un cellulare montato su un’asta da selfie.
Il monologo interpretato da Antonella Stefanucci – e scritto a quattro mani con Domenico Ciruzzi – è un’efficace ed elegante presa in giro di alcuni performer contemporanei e delle pose pseudo – intellettuali che essi assumono quando sono in pubblico. Una velata polemica al mercato dell’arte traspare, inoltre, dall’idea di far “pubblicizzare” alla protagonista parti del proprio corpo, certa che verranno acquistate dagli spettatori.
Virus si esibisce quale “capolavoro vivente” e ogni volta che la sua autocelebrazione raggiunge la massima enfasi retorica, qualcosa irrompe sulla scena a smontare ogni pretesa di solennità: il furto con destrezza del suo cellulare, oppure la registrazione dei commenti perplessi del sindaco innanzi alle sue creazioni.
Mantenendo un decoroso contegno, Virus presenta al pubblico quelle che possono definirsi le “sublimazioni artistiche” delle sue umanissime reazioni al mondo circostante: la “performance di eat art” che consiste nella semplice consumazione di un pasto, le sculture in piombo che raffigurano la “pesantezza” caratteriale di suo marito oppure la cauta discesa dai tacchi alti, simbolo di un meditato “ritorno alla terra”.
La protagonista, tenera e buffa nel manifestare il desiderio di essere acclamata dal pubblico, arriva a inscenare la sua morte pur di aumentare le “quotazioni di mercato” delle proprie opere. L’espediente utilizzato dall’attrice per rappresentare questa scena è spiazzante e d’effetto: varca la soglia di una finestra, finge di lanciarsi, chiude i battenti alle sue spalle e poi ricompare – dal terrazzo laterale della sala – stesa su un asse di legno con una corona di luci attorno alla testa.
Smascherata la finzione, Virus cerca goffamente di spacciare il suo stratagemma per una performance artistica, ma finisce per essere emarginata dal mondo dell’arte.
Lo spettacolo si chiude con l’emblematica immagine della protagonista che osserva – sospirando – due enormi sfere di piombo da lei scolpite tempo addietro.
Ottima prova dell’istrionica Antonella Stefanucci supportata, nell’allestimento, da Alessandra Borgia (riprese video), Daniele Passeri (disegno luci) e Annalisa Ciaramella (costumi).

Laura Cascio