Il Tempo della libertà

Facciamo un gioco. Proviamo a riassumere la storia dell’universo comprimendola in un solo giorno. Raccontiamo quattordici miliardi di anni in ventiquattro ore. Nella notte si forma la materia con le sue particelle elementari, seguite da nuclei più semplici come l’idrogeno e l’elio. Entro un’ora avviene la separazione tra radiazione e materia. Nei minuti successivi nascono le prime galassie. Intorno a mezzogiorno avviene il crollo di un’immensa nuvola di gas e polvere. Così si forma il nostro sistema solare. Sulla terra, intanto, compaiono strutture chimiche complesse. Poi è la volta di quelle biologiche. Nel pomeriggio, sulla superficie del nostro pianeta spuntano fantasiose escrescenze: sono le prime rocce, cui fanno seguito alghe fossili, migliaia di piante, migliaia di animali che popolano le acque. Le masse continentali vengono ricoperte da boschi fittissimi. A poco a poco si crea un’atmosfera ricca di ossigeno.

Dai pesci nascono anfibi a quattro zampe che iniziano a muoversi nella palude, poi appaiono i rettili e di lì a poco gli animali a sangue caldo. Sulla scena irrompono i dinosauri e i primi mammiferi. Alle diciannove e trenta ha origine la specie umana. Alle diciannove e trentuno abbiamo l’uomo di Neanderthal. Alle diciannove e trentatrè possiamo goderci la civiltà egizia, un minuto dopo quella ellenistica. Alle diciannove e trentacinque abbiamo l’impero romano. Alle diciannove e trentasei è già finito il medio evo. Nei sessanta secondi successivi brillano il Rinascimento, l’età barocca e l’Illuminismo. Uno scampolo di attimi per la Rivoluzione francese, il Congresso di Vienna e le monarchie europee, fino alle due guerre mondiali del Novecento. E noi? A che ora siamo nati noi? In questo tempo il dominio della paura offusca la limpidezza del pensiero. I poteri occulti la alimentano: paura delle guerre, paura della povertà, paura delle malattie, paura della solitudine, paura della morte. Il terrore quotidiano agita tonnellate di fango nel ruscello originariamente libero delle nostre coscienze. Eppure, come ci insegnando le filosofie orientali, è proprio dal fango che nasce il fiore di loto. Quando la libertà è offesa da’ origine a imprevedibili reazioni capaci di raggiungere vertici di bellezza e di forza mai visti prima. In questo senso, sul nostro pianeta è notte. E noi, a che ora siamo nati?

La strategia della paura imprigiona la creatività e la fantasia. Indicando in una disperata razionalità compulsiva l’unica forma di sopravvivenza. E’ chiaro che i processi di sogno e invenzione delle coscienze subiscono una deportazione silente che sottrae tempo al libero pensiero e lo condanna ad una reclusione inumana. Quando se ne distorcono le leggi di conoscenza, finiamo con lo scoprire che non c’è niente di più irrazionale della razionalità. Ce lo insegna la Fisica quantistica, ce lo insegnano la musica e la pittura. Ce lo insegna il teatro, vero e proprio antiveleno sociale. Quando entriamo in una platea le paure, le ossessioni, i turbamenti, cessano per incanto, Si fa strada in noi la sensazione che non potrà accaderci niente di male. Lasciamo che gli attori parlino senza interromperli. Ci formeremo le nostre idee senza confliggere con chi avrà formato idee diverse. A teatro scopriamo la nostra disponibilità ad entrare in tutti i tempi e tutti gli spazi. Entriamo nel Cinquecento o nell’Ottocento, in una reggia o in un’umile casa di operai. A teatro scopriamo di essere creature polifoniche: partecipiamo ai sentimenti di un personaggio e a quelli di tutti gli altri, compresi i nemici di colui che amiamo di più. La meraviglia più alta consiste nel meravigliarci di noi. Guardiamo Amleto e scopriamo che Amleto è in noi. Guardiamo l’Oceano e scopriamo che siamo l’Oceano. Il teatro ci mette in condizione di rivelare a noi stessi l’esistenza di organi psichici che non sapevamo di possedere, mentre sul palcoscenico le epoche si succedono tra sentieri di secoli. E noi? A che ora siamo nati?

Siamo nati alle diciannove e quaranta di un giorno d’estate, giusto in tempo per vedere le ultime luci di un tramonto sul mare. Adesso è notte. E’ buio. Ad ogni notte, però, fa seguito un’alba. Ma le albe si costruiscono con un coraggioso movimento della volontà. Il teatro serve a preparare la luce nuova, oltre le paure, oltre la narcotizzazione della razionalità e della fantasia. Il teatro serve a preparare il tempo della libertà.

Ruggero Cappuccio

Dal 2017 a oggi, sotto la direzione artistica di Ruggero Cappuccio, la Fondazione Campania dei Festival ha tracciato un percorso di crescita e innovazione, aprendo la strada a nuove iniziative culturali e costruendo una rete solida e inclusiva di artisti, compagnie e professionisti dello spettacolo dal vivo.

Tra i progetti di punta, il Campania Teatro Festival si è distinto come una piattaforma centrale per la creatività e l’innovazione, dando spazio a una pluralità di voci e forme espressive e diventando un punto di riferimento per le principali realtà teatrali in Italia e per oltre 500 produzioni nazionali e internazionali. Grazie a un dialogo continuo con le maestranze locali e a una collaborazione estesa a livello internazionale, il Festival ha avuto un impatto profondo sul territorio e creato una rete professionale composita risultante dalle esperienze, dai talenti, dalla creatività dei gruppi artistici ogni anno coinvolti.

In questi sette anni, 4.685 artisti e professionisti, tra attori, registi, drammaturghi, coreografi, costumisti, light e music designer, hanno contribuito con il loro talento a rendere ogni edizione unica e irripetibile, ogni spettacolo tassello di un mosaico più grande che ha ospitato spettacoli di eccellenza da tutto il mondo, coinvolgendo produzioni provenienti da Cina, Stati Uniti, Canada, Russia, Giappone, Taiwan, Kuwait, Corea del Sud, Regno Unito, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Germania, Lussemburgo, Austria, Svizzera, Brasile, Argentina, Messico, Libano, Lettonia, Lituania, Svezia, Paesi Bassi, Grecia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania.

Il Campania Teatro Festival ha fatto della diversità culturale un principio cardine di opportunità, accogliendo nella sezione Osservatorio formazioni artistiche emergenti, promuovendo le drammaturgie contemporanee e favorendo l’incontro tra i linguaggi dinamici dello spettacolo in una visione multidisciplinare, posizionandosi come una delle rassegne europee più rilevanti nel campo della performance dal vivo.

Particolare attenzione è stata dedicata, inoltre, dalla Fondazione Campania dei Festival ai progetti di accessibilità della cultura, formazione e inclusione sociale, con iniziative come Quartieri di Vita. Life infected with Social Theatre!, in collaborazione con le istituzioni europee, e Campania Young Festival – Tocca a noi!. Questi progetti hanno offerto alle nuove generazioni e ai talenti emergenti la possibilità unica di formarsi e lavorare con i protagonisti della scena artistica contemporanea, in un contesto di scambio e apprendimento continuo.

Siamo orgogliosi di presentare, negli elenchi che seguono, una testimonianza tangibile del nostro impegno: gli artisti, i professionisti e le produzioni che hanno arricchito la nostra proposta culturale e contribuito alla realizzazione dei progetti.