La lettura di Peppe Lanzetta, Da Casa mia non si vede Capri, si inserisce nel progetto Dediche alla città di Napoli, un ciclo di letture al tramonto davanti al panorama mozzafiato del Golfo e le sue isole, con protagonisti i migliori attori italiani che interpreteranno brani sulla città di Napoli. Nella sala Panorama il drammaturgo, attore e scrittore napoletano nella replica del 9 giugno, seguita alla prima dell’8 giugno, ha declamato letture inedite o estratti da suoi testi per celebrare il suo viscerale amore per la città.
Da Casa mia non si vede Capri. Con la regia di Fabrizio Arcuri, e l’accompagnamento al pianoforte di Mimmo Napolitano, Lanzetta ha ricostruito un ritratto della città attraverso incontri reali e immaginati. L’alternarsi di brani celebrativi degli artisti che hanno reso grande Napoli e brani sociali che affrontano le tematiche più scabrose legate alla città ha colpito gli spettatori invitati alla riflessione e alla commemorazione nel susseguirsi della lettura. Tra le celebrazioni più toccanti quella riservata a Massimo Troisi, colto nel momento del suo arrivo nel paradiso degli artisti, atteso dai grandi dello spettacolo non solo napoletani, da Totò a Kurt Cobain, a Eduardo, a Vittorio De Sica, regista dei festeggiamenti. Toccante la descrizione dell’arrivo di Troisi: «Si alzò il sipario e Troisi, timido e impacciato, li guardò in faccia uno per uno e disse: “Scusate il ritardo”».
Lanzetta aggiunge al repertorio la dedica al compianto Pino Daniele, scomparso prematuramente pochi mesi fa. Celebrazioni anche internazionali come quella riservata al regista statunitense Abel Ferrara e al suo capolavoro “Il Cattivo Tenente”. Ma accanto a queste dediche Lanzetta non dimentica la realtà sociale napoletana, affrontandone i temi più delicati ed endogeni del territorio napoletano: dalla droga che miete ancora tante vittime, soprattutto tra i giovanissimi, alla malavita, al gioco d’azzardo. Ma è sulla sanità che Lanzetta si supera, riproducendo con tocco realista l’ambientazione cruda degli ospedali campani e le problematiche sanitarie purtroppo spesso al centro delle cronache. Significativo anche il testo di Sergio lo zoppo, sfortunato “artista precario”, che non riesce a trovare una sua dimensione e viene abbandonato in un bar, solo e disperato. L’epilogo delle lettura è un rivisitazione del celeberrimo mito di Medea e del tema dell’infanticidio. Stavolta la madre assassina è proprio Napoli che uccide i propri figli, che non permette loro di vivere, che li soffoca, che è madre-matrigna. Una descrizione assai cruda ma veritiera della condizione dei napoletani. Applausi sinceri alla conclusione della performance.
Olga Marotta
Antonio Ianuale