Fabrizio Bentivoglio, accompagnato da un delicatissimo Mimmo Napolitano, ha dato voce ai testi malinconici di Erri De Luca tratti dal suo volume “Napòlide”.
Bentivoglio dà voce a Erri De Luca nella sua Dedica a Napoli. I temi sono le radici, la separazione da esse, l’identità perduta e forse mai più ritrovata in quell’altrove che, da lontano, sembra così brillante, ma poi si rivela un miraggio. È la voce di uno che è nato a Napoli, ma che se ne è allontanato, cercando di dimenticarla, magari sperando di trovare una nuova dimensione, una nuova identità adottiva. Napoli è la città dell’infanzia, della prima formazione, quella che ha insegnato a “campare”, quella che ha mostrato come stare insieme, corpo contro corpo, per non dimeticarsi di essere vivi malgrado tutto; la città che ha insegnato il bene e il male. Il dialetto, la lingua materna dell’Autore, è segno inequivocabile delle radici alle quali egli non può rinunciare, ma perdere Napoli equivale a restare disorientato per tutta la vita, perché è semplicemente impossibile ritrovare altrove quella cultura e raschiarsela di dosso non basta, perché attraverso la pelle, essa si innerva in tutto il corpo, solca la mente e ci costringe a ricordare, raggiunge il cuore e ci fa rimpiangere.
Ritrovare Napoli nella Bibbia, così come nei testi di Eduardo ci fa ricordare che questa è una città universale: in Napoli c’è un precipitato di tutte le culture presenti e passate e c’è un collante essenziale che permette loro di convivere così intimamente da tanti secoli: la “pacienza”, la pazienza, per l’Autore segno della più alta civiltà, senza la quale gli uomini non possono vivere insieme.
Forse, andando via da Napoli, la scoperta più inaspettata che si può fare è scoprire quanto pesa la sua assenza e quanto orgoglio in realtà nascondiamo per le nostre radici, che si rafforza tanto più quanto si è lontani e se ne sente parlar male.
La sequenza di immagini poetiche e di riflessioni intime e toccanti, la delicatezza dei toni sommessi di chi sa di non appartenere più alla terra che lo ha partorito, ma è consapevole di non avere più Patria, perché “chi si è staccato da Napoli, si stacca poi da tutto”, la dedica accorata e disperata a questa meravigliosa città non possono non intenerire e ci fanno ricordare che, in fondo, siamo tutti un po’ napoletani, ma anche un po’ napòlidi.
Paola Cascone


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