DI RUGGERO CAPPUCCIO LIBERAMENTE ISPIRATO ALL’OPERA DI SOFOCLE REGIA RIMAS TUMINAS CON CLAUDIO DI PALMA, MARINA SORRENTI, FULVIO CAUTERUCCIO, FRANCA ABATEGIOVANNI, GIULIO CANCELLI, DAVIDE PACIOLLA, ROSSELLA PUGLIESE CORO NICOLÒ BATTISTA, MARTINA CARPINO, CINZIA CORDELLA, SIMONA FREDELLA, GIANLUCA MEROLLI, ENZO MIRONE, FRANCESCA MORGANTE, ERIKA PAGAN, ALESSANDRA ROCA, PIERA RUSSO, LORENZO SCALZO SCENE E COSTUMI ADOMAS JACOVSKIS DISEGNO LUCI EUGENIUS SABALIAUSKAS MUSICHE FAUSTAS LATENAS AIUTO REGIA GABRIELE TUMINAITE DIREZIONE DEL CORO TADAS SUMSKAS COREOGRAFIE ANDZELICA CHOLINA PRODUZIONE TEATRO STABILE NAPOLI – TEATRO NAZIONALE, FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA

27 giugno 2019 ore 21.00
28 giugno 2019 ore 21.00
29 giugno 2019 ore 21.00
Pompei
Teatro Grande Pompei

L’Edipo a Colono di Sofocle è forse il più alto paradigma del dolore. In esso risplendono le radici delle energie misteriose che il genere umano è stato chiamato a sfidare nell’arco di migliaia di anni. La trasmissione transgenerazionale del male brilla in una forma poetica in cui filosofia, ritualità e libero arbitrio si danno un appuntamento fatale.
Nella riscrittura di Ruggero Cappuccio approdiamo in un luogo della memoria sospeso nel tempo, in cui i segni incancellabili della classicità si specchiano con il clima novecentesco della psicanalisi, delle guerre, delle lotte tra popoli per il raggiungimento del potere.
La lingua che riaccende le luci dell’istinto e della ragione dei personaggi, è un italiano eroso al suo interno dal vitalismo ellenico della Sicilia e di Napoli. Gli endecasillabi e i settenari che compongono la partitura di questo Edipo, liberano una polifonia ancestrale di suoni tesi ad illuminare il dramma del re cieco attraverso una potenza sensuale oltre che cerebrale.
Il processo di conoscenza del sé racconta come tra sofferenza e bellezza esista una relazione strettissima e dice che l’arte non è fatta per guarire le ferite. Il percorso di purificazione di Edipo svela che la natura dei rapporti che l’uomo intrattiene con il proprio io, non sono di ieri o di oggi, ma di sempre.