SCRITTO E INTERPRETATO DA DAVIDE PACIOLLA
REGIA FRANCESCA MUOIO E DAVIDE PACIOLLA
LUCI ANDREA FIORILLO
PRODUZIONE PRIMELUNE TEATRO
COPRODUZIONE PROGETTO GOLDSTEIN
REGIA FRANCESCA MUOIO E DAVIDE PACIOLLA
LUCI ANDREA FIORILLO
PRODUZIONE PRIMELUNE TEATRO
COPRODUZIONE PROGETTO GOLDSTEIN
2 luglio 2019 ore 21.00
durata 55 min
Napoli
Galleria Toledo
durata 55 min
Napoli
Galleria Toledo
Io sugno è un “non spettacolo”, in cui la coscienza della realtà si mescola all’incoscienza dei sogni: «Si sogna per dimenticare — scrive Davide Paciolla —, per poter ancora credere in qualcosa o perché, banalmente, si è. Ed essere implica desiderare di divenire altro. Altro da sé, da ciò che crediamo di rappresentare e dall’immagine che gli altri hanno di noi. E come i fantasmi che aleggiano nella mente di un individuo, così le scene in questo testo si accavallano, si confondono, riallacciandosi l’una all’altra in un alternarsi tra realtà e fantasia. Essere chi? Cosa? E, ovviamente, essere o non essere? E così via, sguazzando nell’inadeguatezza dell’esistere, con un sguardo al pubblico e un altro all’ironia della vita. Ma si riesce mai ad essere sé stessi oppure la rappresentazione di ciò che siamo inevitabilmente ci precede? È possibile definire la propria identità in un momento in cui la nostra immagine è così vincolata a quella della massa? Quanto nel parlare siamo davvero noi e quanto, invece, siamo solo il riflesso di un sistema comportamen-tale collettivo? Non è allora inevitabile l’Uno, nessuno e centomila pirandelliano?».
Il lavoro presenta una sequenza di immagini, di scene, di racconti: la commistione di una memoria vissuta e di una inventata: entrambe con ragione di esistere e portatrici di verità che non si escludono, ma che ironicamente si completano. Un divertissement per l’attore e per chi lo guarda, una risata amara nel viaggio onirico della realtà dei sogni.
Il lavoro presenta una sequenza di immagini, di scene, di racconti: la commistione di una memoria vissuta e di una inventata: entrambe con ragione di esistere e portatrici di verità che non si escludono, ma che ironicamente si completano. Un divertissement per l’attore e per chi lo guarda, una risata amara nel viaggio onirico della realtà dei sogni.