Per il pubblico del Teatro Mercadante, il regista russo Andrej Konchalovskij, invertendo l’usuale canone di trasposizione dal teatro al cinema, ha portato in palcoscenico una coinvolgente transcodificazione del film di Ingmar Bergman Scene da un matrimonio, del 1973. Uno dei lavori più noti del grande regista svedese, quando uscì sul grande schermo riempì le sale mostrando al pubblico dell’epoca come le gioie e le difficoltà della vita coniugale potessero essere comuni a tutti. Approdato al Napoli Teatro Festival Italia, lo spettacolo in due atti mostra, in modo ancora più intenso e diretto grazie alla decostruzione della quarta parete, le dinamiche alla base dei ruoli familiari e degli stereotipi di genere. Il sipario si apre a casa dei due coniugi in cui, già alle prime luci del mattino, contenute discussioni tra Marianne e Johan lasciano intravedere la crisi dietro una maschera di apparente e fittizia felicità. Tra il non detto, i perbenismi autoimposti, i cenni di nevrosi e insofferenza, i due si dichiarano a più riprese amore, sincerità e rispetto e con la stessa schiettezza e senza troppi rimorsi Johan rivela poi la sua decisione di partire per Parigi con una studentessa ventitreenne di cui si è innamorato. Apparentemente più forte, nonostante l’ansia, i pianti, le suppliche e gli incubi, Marianne è costretta, per vivere senza di lui, a risorgere dalle proprie ceneri, causate dal dolore e dall’abbandono, come una fenice. Trascorso un anno l’ex marito torna da lei, mostrando tutta la sua fragilità, e dopo averla violentemente colpita per il rifiuto della donna di rinunciare al divorzio, i due ancora innamorati si rendono conto di avere bisogno l’uno dell’altra e si ritrovano nell’oscurità in un legame fisico ed emotivo eterno. La divisione in sei capitoli voluta dal regista svedese viene rispettata da Konchalovskij che, attraverso le parole degli attori, inserisce le didascalie in un impianto quasi radiofonico. Fedeli agli anni ’70 e curati nei dettagli sono le scene e i costumi voluti da Marta Crisolini Malatesta, sorprende infatti il leggero venticello che muove la tenda del balcone, in una eccezionale alternanza di giorno e notte resa dalle luci di Gigi Saccomandi. Brevi proiezione di scene televisive dell’epoca intervallano i frequenti cambi di scenografia. Un applauso alla russa Julia Vysotskaya e a Federico Vanni chiamati ad interpretare ruoli complessi in un mènage matrimoniale tanto attuale. Gli attori sono riusciti a trasmettere la graduale trasformazione dei due protagonisti i quali dimostrano che per diventare forti è necessario spogliarsi di tutti i ruoli di genere che caratterizzano la socializzazione di uomini e donne.

LORENZA CUOMO
Master in Drammaturgia e Cinematografia
Università degli studi Federico II di Napoli