Ph Salvatore Pastore

coreografia Ali Chahrour
interpretazione Hala Omran, Ali Chahrour
musica Two or The Dragon (Ali Hout, Abed Kobeissy)
drammaturgia Junaid Sarieddeen
luci Guillaume Tesson
suono Khyam Allami
con il sostegno di Institut français du Liban
coproduzione fabrik Potsdam con il sostegno di Goethe Institut, AFAC Arab fund for arts and culture
collaborazione Houna Center compagnie de théâtre Zoukak, Institut français de Beyrouth, Al Akhbar journal L’orient le jour, Montevideo création contemporaines (Atelier de fabrique artistique), les rencontres à l’échelle

Teatro Trianon Viviani
24 giugno 2018 ore 21.00
durata 1 ora

Il giovane coreografo libanese Ali Chahrour ha fatto scalpore all’ultimo Festival d’Avignon con Fatmeh e Leila’s death, due spettacoli che traggono ispirazione dalla memoria collettiva araba.
In un contesto sociale, politico e religioso in cui il corpo è spesso oggetto di censura, Chahrour affronta gli attuali modelli di mascolinità e la superiorità che spesso viene loro attribuita. Con un danzatore, due musicisti e un’attrice, si ispira ai rituali legati al lutto, in cui le donne sono abitualmente destinate alle lamentazioni. Rivisitando tradizioni saldamente ancorate nel mondo arabo, Ali Chahrour indaga nell’archeologia del sensibile, arrivando a cogliere i segreti dell’antica terra della Mesopotamia.
Nell’Istituto nazionale di Belle Arti di Beirut, dove Ali Chahrour viene ammesso nel 2008, la “danza drammatica”, l’unica disciplina coreografica presente nelle scuole del Libano, viene insegnata al secondo anno. Ancora studente, Ali Chahrour cerca di diversificare la propria formazione partecipando spesso a stages e ateliers. Durante questo periodo, il giovane danzatore impara a “lottare per creare” e abbozza il suo primo lavoro, Sur les lèvres la neige, un duo in cui si interroga sulla fine dell’amore, che presenta subito dopo il diploma a Beirut e nei Paesi Bassi nel 2011. L’anno dopo crea Danas che “studia la violenza quotidiana subita dal corpo”, primo passo verso un’estetica che decide di costruire, “senza compromessi”, nel contesto sociale, politico, religioso libanese: rifiuto dei corpi formattati della danza contemporanea occidentale a favore di un corpo che “ha dimenticato i grandi racconti del mondo arabo”. Le sue ultime creazioni, Fatmeh, Leila’s death e May he rise and smell the fragrance indagano i riti sciiti e le loro metamorfosi contemporanee.