Ph Sabrina Cirillo per Cubo Creativity Design
di Mario Moretti
liberamente ispirato all’omonimo racconto di Nikolaj Vasìlevic Gogol
con Nando Paone
regia Alessandro Maggi
Scene Sabrina Cuccu
Luci Loïc François Hamelin
Musiche originali Alessandro Olla
produzione Sardegna Teatro
Galleria Toledo
1 luglio 2018 ore 21.00
2 luglio 2018 ore 19.00
durata 1 ora e 20 min
«Il protagonista delle Memorie di un pazzo di Gogol’, Aksentij Ivanovic Popriščin, è un piccolo funzionario insignificante con manie di grandezza, che trascorre una monotona esistenza impiegatizia, svolgendo mansioni ripetitive e frustranti e nutrendo un amore senza speranza per la figlia del direttore. Una volta diventato completamente pazzo, l’eroe di Gogol’ chiede la mano della fanciulla e si proclama re di Spagna, convinto di trovarsi di fronte alla corte spagnola anche quando, al termine del racconto, viene condotto in manicomio.
La follia, dunque, diventa l’unica scappatoia per un uomo miserabile e senza qualità che, in modo quasi paradossale, riconquista alcuni tratti di umanità proprio quando perde l’uso della ragione: un vero e proprio atto d’accusa nei confronti dell’eccessivo potere della pubblica amministrazione, con l’improduttiva pedanteria delle consuetudini, delle forme, delle gerarchie; uno spettacolo in cui il pazzo di Gogol’, grazie alla multiforme vis comica e alle malinconiche venature interpretative di Nando Paone, si erge a simbolo di un mondo burocratico che viene messo efficacemente in discussione.
L’impiegato modello, prodotto più tipico dell’impersonale macchina burocratica dell’epoca di Nicola, uomo senza alcuna qualità, descrive il proprio progressivo impazzimento che si trasforma in conflitto di un uomo malato contro una realtà organizzata in modo talmente folle da far tornare Popriščin uomo con il compirsi della sua follia.
Ma la “follia” de Le memorie di un pazzo, se discende direttamente dal tema elaborato dagli scrittori romantici, risulta allo stesso tempo differente. Se il poeta romantico rappresenta con la follia l’unica possibilità di fuga dagli angusti limiti della ragione obiettiva, del raziocinio dei benpensanti che, per il romantico, si identifica con la schiavitù della vita quotidiana, la rigidità degli ordinamenti sociali, la miseria delle necessità materiali; se la follia, in definitiva, detiene per il romantico una forza primitiva di rivelazione: rivelazione che l’onirico è reale, per Popriščin la follia diviene certamente l’unica via di salvezza, ma lontana (poiché Popriščin non le appartiene) da quella tipica della schiera dei folli romantici, sognatori ispirati ed esteti che un abisso divide dall’uomo comune. Popriščin non è fratello dei folli hoffmanniani, né dei loro doppioni russi, l’Antioch di Polevoj o i folli artisti di Odoevskij, per citarne alcuni. Popriščin è la manifestazione più tipica del filisteo; egli è un lacchè fin nel profondo dell’anima. Il suo pensiero e il suo linguaggio riflettono quasi ossessivamente la realtà cui egli appartiene fino ad apparire inverosimili, fino a cadere nel grottesco. In questa prospettiva, Popriščin è una caricatura, e non solo la caricatura del nobile decaduto, del činovnik, egli è anche la caricatura del folle romantico».