L’edizione 2017 del Napoli Teatro Festival Italia accoglie, nell’ambito della sua vasta programmazione, un segmento del progetto Pompeii Theatrum Mundi (a cura di Teatro Stabile di Napoli/Teatro Nazionale e Soprintendenza di Pompei), che dal 22 giugno al 23 luglio 2017 è ospitato nella scenografia naturale del Teatro Grande di Pompei.

La prima edizione della rassegna di drammaturgia antica prevede numerosi titoli, dall’Orestea al Prometeo, dall’Antigone a Le Baccanti a Fedra nelle regie di De Fusco, Luconi, De Rosa, Cerciello.

Due sono i testi tragici messi in scena per il segmento antico del NTFI, Le Baccanti di Euripide, tragedia che pone numerose sfide a chi voglia metterla in scena, essendo l’unica ad avere come protagonista un dio – Dioniso, a cui è consacrato il genere tragico e tutta l’arte – e Prometeo di Eschilo, interpretato da Luca Lazzareschi.

PROMETEO
di
Eschilo
regia, scene e riduzione Massimo Luconi
con Luca Lazzareschi, Alessandra D’Elia, Monica Demuru, Gigi Savoia, Tonino Taiuti
installazione Moussa Traore
costumi Aurora Damanti
musiche Mirio Cosottini
consulenza storico letteraria Davide Susanetti
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Campania de Festival – Napoli Teatro Festival Italia

Teatro Grande di Pompei
30 giugno, 1, 2 luglio 2017
ore 20.30

La biglietteria per questo spettacolo è a cura del Teatro Stabile Napoli

Luca Lazzareschi interpreta uno dei più affascinanti e misteriosi personaggi della mitologia greca, Prometeo, un ribelle incapace di accettare l’ordine imposto da Zeus e dai nuovi dei: «Il destino di Prometeo – spiega Massimo Luconi – è diventato, nel corso della storia della nostra civiltà, l’emblema di una umanità che acquista autonomia, fra utopia e sconfitta, libero pensiero e consapevolezza di sé, in contrapposizione alle minacce della natura e alla tirannia di un potere violento e distruttivo. Prometeo dona il fuoco agli uomini per affrancarli dalla loro barbarie, ma il fuoco ha anche un valore ambiguo, come ambigua è la figura stessa di Prometeo, eroe e vittima del potere di Zeus, ma anche in parte colpevole nell’aver tradito la fiducia del re dell’Olimpo (e il fatto che questo dono possa essere usato male è uno dei motivi che percorrono l’opera e che inquietano il nostro presente). La vicenda di Prometeo, con la sua dolorosa e nobile immagine di ribelle, di uomo in rivolta, che accetta di scontare il proprio destino con intransigente e coerente consapevolezza, è carica di pathos senza tempo, di rimandi a momenti drammatici della nostra storia contemporanea. Come non pensare alla Grecia dei colonnelli o a personaggi eroici della resistenza come Panagulis, ma sarebbe poco interessante lavorare su una attualizzazione realistica o una ricostruzione filologica. Con un doppio livello di narrazione (teatrale ed emotivo), siamo testimoni di un dramma che appartiene ai canoni del teatro antico e moderno, e guardiamo a questa opera straordinaria dell’antichità con il nostro sguardo critico, spogliandola dall’enfasi della tradizione ottocentesca ma assumendone in pieno l’energia e il fascino primordiale»

LE BACCANTI
di Euripide
regia Andrea De Rosa
con Marco Cavicchioli, Cristina Donadio, Ruggero Dondi, Lino Musella, Matthieu Pastore,
Irene Petris, Federica Rosellini, Emilio Vacca, Carlotta Viscovo
e con le allieve della Scuola del Teatro Stabile di Napoli Marialuisa Bosso, Francesca Fedeli, Serena Mazzei
scene Simone Mannino
costumi Fabio Sonnino
luci Pasquale Mari
sound designer G.U.P. Alcaro
musiche originali G.U.P. Alcaro e Davide Tomat
coreografie Alessio Maria Romano
aiuto regia Thea Della Valle
assistente scenografo Giuliana Di Gregorio
l’adattamento del testo si basa sulla traduzione di Davide Susanetti pubblicata da Carocci Editore
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

Teatro Grande di Pompei
14, 15, 16 luglio 2017
ore 20.30

La biglietteria per questo spettacolo è a cura del Teatro Stabile Napoli

Le baccanti di Euripide è un testo che pone sempre numerose sfide a chi lo voglia mettere in scena, la prima e la più importante delle quali consiste nell’essere l’unica tragedia il cui protagonista è un dio (Dioniso). Come rappresentarlo? Come mettere in scena un dio? “Dio è morto”, scrisse Nietzsche più di un secolo fa e, a dispetto delle assurde guerre di religione che ancora si affacciano all’orizzonte della nostra storia recente, quella sentenza di morte sembra irreparabile e definitiva. Ma il sacro? Il misterioso? Sono anch’essi spariti per sempre dalle nostre vite? Che senso dare oggi alla presenza di un dio sulla scena, in un mondo in cui l’orizzonte del sacro sembra perduto per sempre? Il teatro è ancora il luogo dove un dio può prendere vita? dove possiamo ancora ascoltare la sua voce e, soprattutto, ancora interrogarlo? Mosso da tutte queste domande, ho deciso di mettermi sulle tracce di Dioniso, il dio che da sempre ci affascina per il suo stretto legame con il senso di perdita di sé stessi e con la vertigine che ad esso si accompagna. È un dio difficile da afferrare, fragile e contraddittorio, insieme uomo e donna, debole e potente, creativo e distruttivo ma la posta in gioco è altissima perché egli promette agli uomini – attraverso il vino, la droga, la danza, la musica, il sesso e la morte – la liberazione dal dolore.