Ph Bepi Caroli
di David Mamet
con Luca Barbareschi, Lunetta Savino, Massimo Reale
e con Duccio Camerini
scene Tommaso Ferraresi
costumi Anna Coluccia
luci Iuraj Saleri
musiche Marco Zurzolo
suono Hubert Westkemper
video Claudio Cianfoni
dramaturg Nicoletta Robello Bracciforti
traduzione e regia Luca Barbareschi
produzione TEATRO ELISEO, FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA
Si comunica che la rappresentazione de IL PENITENTE prevista mercoledì 5 luglio è stata annullata per motivi non dipendenti né dal festival né dalla compagnia. Gli spettatori che hanno acquistato il biglietto per questa data possono recarsi presso il punto vendita di acquisto per richiedere il rimborso o cambiare il biglietto con le date precedenti.
Palazzo Reale – Cortile d’onore
3, 4 luglio 2017
ore 21.00
durata 1h e 30min
Uno psichiatra affronta una crisi professionale e morale quando rifiuta di testimoniare in tribunale a favore di un paziente accusato di avere compiuto una strage. Il penitente, l’ultimo testo composto nel 2016 per il teatro dal drammaturgo statunitense David Mamet – Premio Pulitzer per Glengarry Glen Ross – descrive l’inquietante panorama di una società così alterata nei propri equilibri che l’integrità del singolo, anziché guidare le sue fulgide azioni costituendo motivo di orgoglio, diviene l’aberrazione che devasta la sua vita e quella di chi gli vive accanto.
«Ho scelto questo lavoro di Mamet – spiega il regista Luca Barbareschi – perché è una lucida analisi del rapporto alterato tra comunicazione, spiritualità e giustizia nella società contemporanea. Il penitente è la vittima dell’inquisizione operata dai media. È ciò che accade all’individuo quando viene attaccato dalla società nella quale vive ed opera, quando la giustizia crea discriminazione per avvalorare una tesi utilizzando a questo fine l’appartenenza religiosa. L’influenza della stampa, la strumentalizzazione della legge, l’inutilità della psichiatria, sono questi i temi di una pièce che si svolge tra l’ambiente di lavoro e il privato del protagonista. Perché la demolizione sociale di un individuo influisce inevitabilmente sul suo rapporto matrimoniale e sulla sua vita personale. Mamet racchiude questo panorama in otto scene. Otto atti di confronto tra marito e moglie, con la pubblica accusa e con il proprio avvocato. Fino al colpo di scena finale».
La storia è quella di un professionista, un medico, che subisce una vera gogna mediatica e giudiziaria a seguito dell’atto omicida di un suo giovane paziente. In una società nella quale l’omicidio è diventato l’occasione di chiacchiera morbosa, lo psichiatra dell’omicida viene coinvolto da un sospetto di omofobia. Basta questo per sbattere il medico “in prima pagina” spostando sulla sua persona la momentanea riprovazione di un pubblico volubile, alla ricerca costante di un nuovo colpevole sul quale fare ricadere la giustizia sommaria della collettività.
«A cosa può servire – aggiunge Barbareschi – rivendicare la ragione se, come dice Mamet, ciò significa isolarsi, uscire dal coro ed essere puniti per questo? In una storia, chi sfida la menzogna e difende la verità è in genere l’eroe della vicenda, è l’uomo buono. Ma il panorama è oggi radicalmente cambiato: qui uomo buono è definizione ironica, sarcastica. La società reclama il sacrificio di ogni integrità. Tutto è sottosopra sembra dire Mamet, e l’assenza di etica governa un mondo capovolto».