Sant’Angelo dei Lombardi è la location che ospita, il 29 e 30 giugno, la rappresentazione del testo di Federico García Lorca, La casa di Bernarda Alba, a cura di Alessandra Asuni e Marina Rippa, con Consiglia Aprovidolo, Maria Grazia Bisurgi, Valentina Carbonara, Mafalda De Risi, Fortuna Liguori, Annamaria Palomba, Tonia Persico, Ilaria Scarano, Marilia Testa.

 
Rintoccano le campane. Un corteo funebre di donne ricoperte di nero appare dalle strade del paese in una lenta processione verso la scena, un parallelepipedo fatto di tende bianche, che circoscrivono lo spazio dove si svolge l’azione. La scelta del posto all’aperto, che utilizza la scenografia naturale, risulta particolarmente appropriata. La casa di Bernarda, infatti, è perfettamente inglobata nelle tante che si affacciano sull’anfiteatro e gli spettatori, partecipi, sembrano quasi incarnare il ruolo dei tanto temuti vicini, curiosi di conoscere le vicende delle protagoniste.

Bernarda è una madre autoritaria, dalla mentalità “borghese”, attenta unicamente alle apparenze, vigile su tutto ciò che accade sotto il suo tetto affinché non rovini la reputazione della sua famiglia. La storia ruota interamente intorno alla casa, punto nevralgico di significati anche contraddittori. È il nero degli abiti, un carcere, è il luogo del castigo, del lutto dei desideri delle cinque figlie e dei sogni coltivati nel segreto delle loro camere. Ma è, anche, la trasparenza delle pareti, il tentativo di preservare la purezza e l’onore delle giovani donne che la abitano. Figura chiave, nel precario equilibrio familiare, è la nonna, l’unica che appare, nel suo abito da sposa, vestita di bianco.

È il serpeggiante spirito di ribellione che si manifesta, perciò legata con corde reali, laddove quelle che imprigionano le ragazze sono metaforiche. L’atmosfera cupa e di ineluttabile infelicità, sottolineata dalla musica, sottende tutta l’opera, quasi come fosse un nefasto presagio. Alla fine, il controllo ossessivo di Bernarda mostra tutta la sua debolezza perché non riesce a leggere nel cuore delle figlie, sottovalutando la loro conflittualità. Solo una, la primogenita, sembra avere una via d’uscita. Ma la felicità, comunque, non è destinata a realizzarsi per nessuna.
 

Angela Bottigliero