REGIA/DIRECTED BY SHIRO TAKATANI
CON/WITH YUKO HIRAI, MAYU TSURUTA, MISAKO YABUUCHI, OLIVIER BALZARINI
MUSICHE/MUSIC RYUICHI SAKAMOTO, MARIHIKO HARA, TAKUYA MINAMI
LUCI/LIGHT DESIGN YUKIKO YOSHIMOTO
CREAZIONE MULTIMEDIALE/MULTIMEDIAL CREATION KEN FURUDATE
TESTO/TEXT ALFRED BIRNBAUM
VOICE/VOICE MARIO VATTANI
CANZONE/SONG 60 CRADLES – REHOTNE SINTA
VOCE/VOICE YOKO KAWAKAMI ©THE FOUNDATION FOR RESEARCH AND PROMOTION OF AINU CULTURE PRODUCTION TOURNÉE RICHARD CASTELLI – EPIDEMIC
PRODUZIONE/PRODUCTION DUMB TYPE OFFICE
IN COPRODUZIONE CON/IN CO-PRODUCTION WITH LE VOLCAN – SCÈNE NATIONALE DU HAVRE (FRANCIA), BIWAKO HALL – CENTER FOR THE PERFORMING ARTS SHIGA (GIAPPONE), FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA
date/dates 20 giugno/june h 21.00
21 giugno/june h 19.00
luogo/venue teatro politeama
durata/running time 1h 10min
lingua/language italiano/italian
paese/country giappone/japan
«Come Spinoza lucidava una lente per vedere meglio il mondo, così oggi le nuove tecnologie ci permettono di catturare ogni più breve momento e di osservare ogni più piccolo dettaglio». Con queste parole Shiro Takatani – uno dei più visionari (video)artisti del panorama mondiale – descrive ST/LL, il suo ultimo lavoro nel quale indaga tutte le possibili declinazioni della parola inglese “still” – silenzioso, immobile, ancora – arrivando a concepire uno spettacolo che dispiega il tempo in un meraviglioso poema visivo, certamente contemplativo ma mai noioso.
Nato a Kyoto nel 1963, Takatani si diploma all’Università delle Arti nella sua città natale. Membro fondatore del Dumb Type, nel 1984, s’interessa particolarmente agli aspetti visivi e tecnici fino ad assumerne il ruolo di direttore artistico. Parallelamente alle attività svolte all’interno del gruppo, partecipa a numerosi progetti individuali in tutto il mondo.
È un mondo strano quello di Shiro Takatani: le cose reali sotto ai nostri occhi si nascondono per meglio invaderci attraverso uno schermo gigante che amplifica le loro dimensioni e i loro movimenti, in maniera lenta eppure ossessiva. La scena – di cui si perdono i contorni e le misure – è occupata da una lunga tavola nera su cui sono disposti dei grandi piatti e alcune mele. I danzatori, con i piedi nell’acqua, compiono piccoli e lenti gesti che vediamo in gigantografia proiettati sullo sfondo. La regia offre dei frammenti magistralmente orchestrati portando a mettere in discussione le coordinate spazio-temporali. Ma non si tratta dell’ormai banale gioco tra simultaneità della presenza fisica e della proiezione video: l’obiettivo qui è rompere la pigrizia dell’occhio attraverso dei trucchi visivi che producono uno sfalsamento della percezione. Non esiste una storia in ST/LL: vero protagonista è la sorpresa del nostro sguardo che, scena dopo scena, partecipa alla costruzione dello spettacolo nello spazio.