DI JOËL POMMERAT TRADUZIONE/TRANSLATION CATERINA GOZZI
CON SARA ALZETTA, GIANDOMENICO CUPAIUOLO, BIAGIO FORESTIERI, LAURA GRAZIOSI, GAIA INSENGA, ARMANDO IOVINO, AGLAIA MORA, PAOLO MUSIO, GIULIA WEBER
SCENE ROBERTO CREA
COSTUMI MARIANNA CARBONE
MUSICHE PAOLO COLETTA
SCRITTURA FISICA SIMONA LISI
REGIA ALFONSO POSTIGLIONE
PRODUZIONE ENTE TEATRO CRONACA VESUVIOTEATRO
IN COLLABORAZIONE CON LA CORTE OSPITALE, ARMUNIA FESTIVAL INEQUILIBRIO
DATE 13, 14, 15 GIUGNO (ORE 19.00), 16 GIUGNO (ORE 20.00)
LUOGO CASTEL SANT’ELMO – SALA DEI CANNONI
DURATA 1H 50MIN
LINGUA ITALIANO
Nel 2013 il Festival aveva ospitato La Réunification des deux Corées di Joël Pommerat. Uno dei più interessanti autori della scena internazionale aveva portato a Napoli uno spettacolo che, a discapito dell’enigmatico titolo, parlava semplicemente d’amore: la divisione politica delle due Coree, infatti, non era altro che una metafora per interrogarsi sulle difficoltà di unione di due anime gemelle.
Oggi, a distanza di due anni, Alfonso Postiglione decide di rimettere in scena il testo dell’autore francese: «il filo tematico dei 18 quadri per 51 personaggi per 9 attori è l’amore come fenomeno difettoso. Amore coniugale, sessuale ma anche filiale, amore vissuto, o solo sognato, desiderato. Celebrando soprattutto le fatiche e gli inciampi dell’esperienza sentimentale, ciò che si costruisce è un caleidoscopio di situazioni indipendenti narrativamente che si susseguono una via l’altra, a inseguire un’ossessione, un’illusione, in un circolo più vizioso che virtuoso. Perché non c’è unione senza separazione, appagamento senza insoddisfazione, appropriazione senza perdita, felicità senza dolore. Una giostra sempre in corsa, da cui è impossibile scendere, inevitabile come la vita, con l’amore, sua necessaria costituzione, a dettarne, implacabile, le regole. Un varietà dell’amor sofferto che un coro di “innamorati anonimi” tenta di mettere in scena sotto forma di performances sentimentali. Un girotondo di relazioni, un’altalena di emozioni, dove ora si sorride e poi ci si commuove, in un afflato tragicomico dove non sempre predomina l’azione ma ciò che in silenzio scorre nelle pieghe dei discorsi.
[…] I nostri innamorati del discorso amoroso sono qui a verificarne le possibili nuove sfaccettature, o invece le solite temperature, per accorgersi magari che l’unica lingua che tutti conosciamo è quella dei sentimenti… o ancora vedersi rivelati – parafrasando Tolstoj – che tutti gli amori felici, sono felici allo stesso modo; ogni amore infelice, lo è a modo suo».