ABRACADABRA – SEZIONE LETTERATURA
A CURA DI SILVIO PERRELLA
ORGANIZZAZIONE VESUVIOTEATRO
CON ALESSANDRO BERGONZONI

CORTILE DELLE CARROZZE DI PALAZZO REALE DI NAPOLI (accesso da piazza del Plebiscito)
25 GIUGNO 2025, ORE 19:00
DURATA 1H E 30 MINUTI

Giochi di parole, polifonie, risate e malinconie, per Bergonzoni le parole sono sempre legate a un corpo e vanno alla ricerca di una condivisione stramba e sghemba. Sono affidati a lui e al suo estro l’ultimo abracadabra della rassegna, come a voler creare ancora una volta lo spazio nel quale la poesia si fa manutenzione dell’ignoto.

(..) Te lo dirò
nella mia lingua
poi
la inghiottirò.
Infinita riconoscenza
allo stremo.

(da L’Amorte, Garzanti, 2013)


ALESSANDRO BERGONZONI

Nasce a Bologna nel 1958. Artista, attore, autore. Quindici spettacoli teatrali al suo attivo e sei libri. Nel cinema: Pinocchio (2001) di Roberto Benigni e Quijotet (2006) di Mimmo Paladino. Da anni scrive Aprimi Cielo sul “Venerdì di Repubblica” e Il pensato del giorno su Robinson, dal 2005 si avvicina al mondo dell’arte esponendo in varie gallerie e musei. Unisce al suo percorso artistico un interesse profondo per temi sociali quali la carcerazione, l’immigrazione, la malattia e la pace tenendo su questi argomenti incontri in vari ambiti. Ha vinto il Premio della Critica 2004/2005, il Premio Hystrio nel 2008 e il Premio UBU nel 2009. Dal 2015 ha presentato in varie Pinacoteche Nazionali l’installazione performativa Tutela dei beni: corpi del (C)reato ad arte (il valore di un’opera, in persona). Nel 2020 per Garzanti esce Aprimi cielo, dieci anni di raccoglimento, articolato. Nel 2022 gli viene assegnata la Coppa Volponi per il lavoro letterario, il Premio Nazionale Cultura della Pace-Città di Sansepolcro e, nel 2023, il Premio Montale Fuori di Casa. Nel 2024 oltre al debutto di Arrivano i Dunque inaugura al Mudima di Milano l’installazione Vite Sospese con Bill Viola. Per Art City 2025 presenta Il Tavolo Delle Trattative.

Abracadabra, cinque sillabe tutte cadenzate in a. Sembra che la sua origine venga dall’aramaico. E che significhi “io creo mentre parlo” o “quel che dico accade”.

Ma più che significare, la parola che ho scelto quest’anno per la nostra rassegna di poesia, suona e direi di più, balla. Nel suonare e nel ballare, i poeti e l’abracadabra sembrerebbero consustanziali.

Gioco malinconia sussurro rivolta arruffìo di sillabe, nei poeti è la lingua a creare spazio psichico e dunque geografia abitabile, tende nomadi da starci quel che serve per poi andare altrove, dilà.

Nello stare transitorio, nello sporgersi verso l’udito di un pubblico in continua mutazione, dire abracadabra significa letteralmente fare formula magica, alchimia di sillabe colorate, sfida alla paura che è sempre più ovunque e sempre più divora le nostre cellule percettive.

Silvio Perrella