DANZA DELLA COMPAGNIA MÒRA
COREOGRAFIA CLAUDIA CASTELLUCCI
DANZATORI SISSJ BASSANI, SILVIA CIANCIMINO, GUILLERMO DE CABANYES, RENÉ RAMOS, FRANCESCA SIRACUSA, PIER PAOLO ZIMMERMANN
MUSICA REPERTORIO STORICO DEI CANTI ZNAMENNY, SAN PIETROBURGO
ESEGUITO DAL VIVO DAL CORO VIRILE IN SACRIS DI SOFIA (MIROSLAV KARTALSKI, MIHAIL PENKOV, IVAN STANCHEV, YAVOR STOYANOV, ANGEL NAYDENOV, SIMEON ANGELOV, NIKOLAY DAMYANLIEV, SAMUIL DECHEV)
FASTIGIO MUSICALE FINALE STEFANO BARTOLINI
PRODUZIONE, ORGANIZZAZIONE E DISTRIBUZIONE CAMILLA RIZZI
PRODUZIONE SOCIETAS, IN CO-PRODUZIONE CON MUSICAETERNA, SAN PIETROBURGO; TEATRO PIEMONTE EUROPA / FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI
MAESTRO DEL CORO BORIANA NAYDENOVA
ASSISTENZA COREUTICA SISSJ BASSANI
ABITI IVETA VECMANE
DIREZIONE TECNICA EUGENIO RESTA
DIREZIONE DELLA PRODUZIONE BENEDETTA BRIGLIA
TECNICA IN SEDE FRANCESCA DI SERIO, GIONNI GARDINI, CARMEN CASTELLUCCI
AMMINISTRAZIONE SIMONA BARDUCCI, ELISA BRUNO, MICHELA MEDRI
MADRE – MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA DONNAREGINA
19 GIUGNO 2023 ORE 19.00
DURATA 55 MINUTI
Ispirata ai canti ortodossi della tradizione russa Znamenny, la danza di Claudia Castellucci è caratterizzata da una geometria dedicata a penetrare una peculiare dimensione temporale. In scena, danzatori in abiti tecnicamente concepiti per una danza che nella sua formalità crea l’unione concettuale tra abitudine e novità; tra tradizione e invenzione; tra esodo e occupazione spaziale. Abitare una matrice estranea, e farla propria, è il programma di questa danza saprofita, che indica il bisogno di un esilio.
La danza nasce da un progressivo avvicinamento e riempimento di una matrice del tutto aliena alla danza stessa: aliena e lontana. Si tratta di un antico canto liturgico russo, il canto Znamenny (segni), che ha spinto la Compagnia Mòra a traslocare, nell’Ottobre 2021, a San Pietroburgo, per costruire lì la danza assieme al Coro di musicAeterna di Teodor Currentzis. Rispetto alla musica corale della tradizione ortodossa più nota, il canto znamenny veste un modesto indumento, lontano dalla pompa della liturgia bizantino-slava. La sua matrice è dunque religiosa, ma noi l’abbiamo spogliata dei suoi significati legati a un credo. La processione e il cerchio sono forme di movimento rituali, ma noi le abitiamo spogliate di significati legati a una tradizione.
Gli abiti sono cerimoniali, ma sono cuciti in vista del ballo, come addendi del movimento. Tutto questo è il volgersi da un’altra parte e separarsi dal proprio orizzonte. Prendere il partito di una danza saprofita, perché nutrita da una matrice estranea, indica una via concreta di esilio, inizialmente culturale e poi fisica, ma intanto c’è la realtà del tempo, inventata dalla danza, a essere fisica, di nuova consistenza e attuale.