DI INGMAR BERGMAN
TRADUZIONE DI GIANLUCA IUMIENTO
CON ELIA SCHILTON (GIUDICE ERNST ABRAHMSSON), ALICE ARCURI (THEA WINKELMANN), GIAMPIERO JUDICA (SEBASTIAN FISCHER), ANTONIO ZAVATTERI (HANS WINKELMANN)
ADATTAMENTO E REGIA ALFONSO POSTIGLIONE
COPRODUZIONE ENTE TEATRO CRONACA, TEATRO DI NAPOLI – TEATRO NAZIONALE, FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – CAMPANIA TEATRO FESTIVAL
SCENE ROBERTO CREA
COSTUMI GIUSEPPE AVALLONE
MUSICHE PAOLO COLETTA
DISEGNO LUCI LUIGI DELLA MONICA
TEATRO MERCADANTE
20 GIUGNO 2023 ORE 21.00
21 GIUGNO 2023 ORE 19.00
DURATA 100 MINUTI
PRIMA ASSOLUTA
Il rito è tratto dal film omonimo di Ingmar Bergman del 1969. Tre artisti di varietà (i coniugi Hans e Thea, e Sebastian, amante della donna) sono denunciati per l’oscenità presunta di un numero del loro ultimo spettacolo. Il giudice Abrahmsson li interroga per decretarne l’eventuale condanna. Non riuscendo a farsi un’idea dai colloqui con gli artisti, l’uomo assiste alla performance allestita nel suo ufficio, subendone conseguenze inaspettate. Al centro del lavoro, il tema della censura e l’impossibilità di contenere la potenzialità destabilizzante dell’atto artistico.
Il rito è una partitura di parole e rapporti fisici tesi e affilati. Nell’istruttoria che il giudice conduce, dapprima cerimonioso poi prepotente, si dispiegano la fragilità nevrotica della bellissima Thea, la vanità violenta di Sebastian, la razionalità noiosa di Hans. Ma progressivamente, il giudice stesso viene stanato implacabilmente nella sua più oscura e repressa identità. E allora è soprattutto la vita che viene messa sotto processo, rivelando tutta la sua artaudiana oscenità, fino a costringere i personaggi a consegnare, nel rito finale, le proprie colpe a qualcuno, fosse anche la colpa ultima di esistere.