DI ADAM RAPP
REGIA SERENA SINIGAGLIA
CON MARINA SORRENTI, ALESSIO ZIRULIA
TRADUZIONE MONICA CAPUANI
SCENE E COSTUMI ELEONORA ROSSI
LUCI E MUSICHE ROBERTA FAIOLO
ASSISTENTE REGIA CAROLA RUBINO
PRODUZIONE CENTRO D’ARTE CONTEMPORANEA TEATRO CARCANO, FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – CAMPANIA TEATRO FESTIVAL
DISTRIBUZIONE IN COLLABORAZIONE CON ATIR
CAPODIMONTE – CORTILE DELLA REGGIA
5, 6 LUGLIO ORE 21.00
DURATA 1H+20MIN
DEBUTTO ASSOLUTO
The sound inside è un viaggio bellissimo attraverso la morte e la rinascita. È un viaggio di salvezza dentro al mistero della vita. Il paesaggio è un quadro sospeso, un luogo astratto, un limbo, uno spazio luminoso dai suoni attutiti: un parco cittadino nel cuore della notte completamente ricoperto di neve, un vasto campo ricoperto di neve. Fa freddo ma è un freddo secco, quasi piacevole. Bella è una professoressa di scrittura creativa, una donna di mezz’età che vive da sola in compagnia dei suoi libri. Ed è molto malata. Christopher è un suo studente. Un ragazzo parti-colare, molto diverso dai suoi compagni di corso. Entrambi amano la letteratura. Amano l’energia vitale che si sprigiona dalle parole come se la “finzione” potesse essere più vera del vero, più reale del reale. Un filo misterioso li unisce. Un’attrazione. La loro relazione sfiora quella amorosa per poi toccare quella filiale fino a diventare quasi fraterna. Le loro anime si incontrano. E la vita di Bella si rigenera. Chi è veramente Christopher? Esiste o è frutto della fervida immaginazione di Bella? Sicuramente questo ragazzo particolare, eccentrico e sui generis, è una meteora che la attraversa e che la salva. Un mistero, una magia direi, che però accade, eccome se accade.
«Mi piace pensare a Christopher come a quell’angelo che sa suonare le corde giuste della nostra anima – spiega Serena Sinigaglia –, quel “suono dentro” a cui non diamo spazio ma che può salvarci. Un angelo che poi devi lasciare andare al momento giusto per rialzarti come l’Araba Fenicie dalle tue stesse ceneri. Viviamo in un’epoca brutale e violenta, in uno smarrimento che ci lascia senza fiato, le gambe intorpidite, i pensieri immobili. Abbiamo paura della malattia, paura della morte, paura del con-tatto, abbiamo paura di tutto persino della nostra ombra. Mi sono innamorata de “Il suono dentro” al primo istante. Del suo spazio sospeso, della sua quiete, del conforto e del calore che vi si sprigiona. Penso che abbiamo bisogno di storie che con dolcezza ci riportano al contatto con noi stessi, storie luminose e quiete che ci ricordano che siamo molto di più di un conto in banca, di una malattia, di una prestazione. E siamo mistero, un mistero insondabile, l’arabesco indecifrabile è dato per la gioia del suo movimento non per la soluzione del suo teorema, diceva la Morante. Ecco, “The sound inside”, sprigiona luce, sprigiona speranza, sprigiona gioia».