FOTOGRAFIE DI LIA PASQUALINO
A CURA DI GIOVANNA CALVENZI

CAPODIMONTE – SALA CAUSA (PORTA GRANDE) 14 GIUGNO – 11 LUGLIO (INAUGURAZIONE 13 GIUGNO ORE 16.30)
APERTA DA GIOVEDÌ A DOMENICA ORE 16.30 – 19.30
INGRESSO GRATUITO

Lia Pasqualino è una figura di rilievo nel panorama della fotografia italiana contemporanea. Nel corso della sua carriera ha frequentato il reportage, il ritratto, e la fotografia di scena, nel teatro come nel cinema.  La mostra vuole dar conto dell’originalità del suo sguardo e delle varie declinazioni della sua, ormai trentennale, attività. Va ricordato che è stata proprio Graziella Lonardi, grande animatrice culturale e fondatrice degli Incontri Internazionali d’Arte, a farle da scout per la sua prima importante mostra antologica, Prove di memoria, a Roma nello Studio Angeletti, nel 2009.

Come ha scritto Dacia Maraini per una magia dello sguardo, nel momento in cui Lia osserva la realtà attraverso la macchina fotografica, questa si sottrae a ogni definizione e forse perfino a ogni possibile comprensione, per mostrarsi nella sua nudità misteriosa. Come se la macchina fotografica fosse lì per testimoniare dell’arcano che ci sta davanti e lo facesse insistendo sull’intreccio complicato delle ombre che toccano le cose anche quando queste stanno in piena luce. Sono le ombre di un pianeta enigmatico che ci ospita e non ci conosce. Né noi conosciamo questo pianeta.  Il set di un film. La faccia di un attore. Il corpo di uno scrittore. Cosa ci fanno capire di loro queste poetiche fotografie?  Un silenzio tenace e delicato accompagna la comparsa di queste fotografie nello spazio della nostra mente che scruta e domanda”.

La fotografia, per Lia Pasqualino, “si è rivelata un’arma per espugnare il pudore, e insieme, l’unico filo magico per trattenere immagini che non volevo perdere”.

Letizia Battaglia ha scritto del periodo in cui Lia, insieme ad altri giovani desiderosi di apprenderne i segreti, la seguiva per le strade di Palermo: “Un bel po’ di gente pazza per la fotografia si lanciava sui ragazzini dei quartieri del centro storico e su chiunque si mostrasse favorevole ad essere oggetto dell’arrembaggio, lei stava un po’ in disparte da sola a cercarsi un angolino tutto suo da raccontare. La sua presenza era così discreta che qualche volta temevo si isolasse troppo. Avevo paura che potessero scipparle le macchine. Lia ha continuato a fotografare. Paesaggi, uno notturno del monte Pellegrino di Palermo,  molto interessante, luoghi di silenzio. Un giorno ho visto le sue foto. Anzi, ho visto prima i provini e poi le foto. E le ho domandato: che ne farai di queste foto? Lei ha risposto che non lo sapeva e io le ho detto che mi sarebbe piaciuto vederle in un libro”.

Scrivendo del lavoro di Lia Pasqualino, Giovanna Calvenzi ha evidenziato che “la sua narrazione ha radici profonde nella cultura della fotografia umanista e nell’utilizzo del linguaggio di un fotogiornalismo intenso e appassionato”.

La predilezione per il ritratto nasce dalla sua capacità di “farsi testimone invisibile di quei momenti di privilegio nei quali – come scriveva Ferdinando Scianna in occasione di una sua mostra a Milano nel 2008 – la persona sta esprimendo se stessa all’unisono con la fotografa”, annota ancora la Calvenzi.

In effetti, è stato proprio Scianna a evidenziare la qualità speciale del silenzio che contrassegna lo sguardo di Lia Pasqualino. Quel silenzio che da sempre appartiene al ritratto, e attraverso cui si misura la relazione irripetibile tra la persona ritratta, l’emozione, la memoria, e, appunto, il tempo coagulato nello scatto.

La ricerca fotografica di Lia Pasqualino è sentimentalmente legata alla Sicilia e a Palermo, dunque all’intenso distillato umano che vi abita e al mistero del volto che vi si rivela, e in ogni suo scatto si compone una narrativa fatta non solo di osservazione, ma anche di messa in scena, come si coglie nella sorprendente serie di ritratti in posa, intitolata Attraverso, in cui ogni soggetto è ritratto dietro il vetro di una finestra.

In verità, Lia Pasqualino è da sempre interessata a esplorare il movimento in un’apparente immobilità dell’immagine.  Si direbbe che attraverso il ritratto, e nel lungo rapporto con il teatro e il cinema, come fotografa di scena, Lia Pasqualino abbia trovato un singolare punto di equilibrio tra la posa e il fuggevole. La fotografia, attraverso i suoi occhi, diviene il luogo dove si rivela una tensione essenziale, quella tra l’immobilità e il movimento, tra il tempo e la sua sospensione.  Lia Pasqualino cattura soggetti nel flusso del tempo, e, con il suo metodo, se ne appropria per costruire istanti allucinati che lo trascendono.

A partire da questo dato, si origina nei suoi scatti una visione estremamente personale del mondo circostante, che non ha nulla di predicatorio, intrisa com’è di un velo di mistero.

Il progetto espositivo raccoglie la varietà dello sguardo della fotografa palermitana: ritratti, foto di reportage, foto astratte, in cui il racconto di arti complesse e affascinanti come il teatro e il cinema si fonde con una ricerca fotografica rigorosa e mai subalterna.

La mostra avrà luogo nella magnifica Sala Causa del Museo di Capodimonte.

L’allestimento e il numero delle opere in mostra è all’incirca di 97 stampe, di vari formati, prevalentemente 70/100.

Il catalogo in quadricomia sarà edito da Postcart di Claudio Corrivetti, e ospita testi di Roberto Andò, Letizia Battaglia, Giovanna Calvenzi, Dacia Maraini, Salvatore Silvano Nigro, Lia Pasqualino, Ferdinando Scianna.