SCRITTO E DIRETTO DA FEDERICA BOGNETTI
CON FEDERICA BOGNETTI
LIGHT DESIGNER CLAUDINE CASTAY
DATORE LUCI PASQUALE PICCOLO
DISEGNO LOCANDINA DANILO ZERBINI
LOCANDINA ANDREA TIBALDI
SI RINGRAZIA MACRÒ MAUDIT TEATER, FRANCESCO CAMATTINI, KABBALAH CENTRE ITALIA
ISPIRATA DA RUDOLPH STEINER, GEORGE STEINER, ANTON CECHOV, FRANZ KAFKA
PRODUZIONE ELSINOR CENTRO DI PRODUZIONE TEATRALE, COMPAGNIA VERANDA RABBIT

CAPODIMONTE – GIARDINO PAESAGGISTICO DI PORTA MIANO (PORTA MIANO)
15 GIUGNO ORE 21.00 DURATA 52MIN PROVA APERTA
16 GIUGNO
ORE 22.30 DURATA 52MIN DEBUTTO

«All’incontro con il teatro e con l’arte una verità irrinunciabile si impossessa dell’essere umano senza più abbandonarlo. Non potrà più fare a meno della bellezza, astenersi dalla creazione. Vorrà raccontare storie con o senza voce, con o senza corpo, con o senza parole. E se non sarà lui a raccontarle le vorrà ascoltare, le vorrà vedere».

Nell’antica Grecia il teatro si trovava tra il tempio e il mercato, una linea verticale univa il basso all’alto, e questo è il ruolo dell’artista: essere il tramite tra la Verità più alta e la vita quotidiana. Un canale verso l’eternità.
Bisogna spegnere questa voce o lasciare che invada il nostro essere?
In questo spettacolo un’attrice denuncia lo Stato per violento abbandono e recita la sua ultima parte creando un vaticinio: la sparizione della voce dell’arte.
Il progetto mette l’attenzione sul ruolo dell’artista. Al centro la figura dell’attore-creatore che sviluppa il suo multiforme ruolo.
Diventa personaggio che da voce a parole non sue, griot/tramandatore di storie, colui che tiene in vita le parole, canale con il Creatore. Sacerdote di un rito vivo con un interlocutore vivo, rito che non può esistere se non c’è qualcuno che lo ascolta. Chi è oggi l’attore? Viene ascoltato?
Se la profetessa/griot dimenticherà noi potremo ricordare, tramandare?
Se lei sparisse la verità, la bellezza, la creazione sopravviveranno come desiderio nel cuore dell’uomo?
«Diventerò come una Sirena che ha un’arma ancora più fatale del suo canto: il silenzio»  (Franz Kakfa)

 

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