Uno studio
DRAMMATURGIA LUIGIA SORRENTINO
REGIA LUISA CORCIONE
AIUTO REGIA ENRICO MANZO
ASSISTENTE ALLA REGIA FEDERICA DE FILIPPO
CON NOEMI FRANCESCA, EMILIO VACCA, PEPPE VOLTARELLI
E CON LUISA CORCIONE, LUIGIA SORRENTINO
COREOGRAFIA E MOVIMENTI FABRIZIO VARRIALE OPERE IN SCENA ROSARIA CORCIONE, ANNA CORCIONE, LUISA CORCIONE
MUSICHE PEPPE VOLTARELLI
PIANISTA LUIGI CIOFFI
SOUND DESIGN ED INTERVENTI MUSICALI MARCO VIDINO
DISEGNO LUCI GIUSEPPE NOTARO
TRUCCO VINCENZO CUCCHIARA
FOTOGRAFO DI SCENA GUIDO MENCARI
PRODUZIONE ESTUDIO ASSOCIAZIONE ARTISTICA DI PROMOZIONE CULTURALE
COPRODUZIONE ARTGARAGE
PALAZZO REALE – GIARDINO ROMANTICO
16 LUGLIO ORE 22.30
DURATA 1H+10MIN
PRIMA ASSOLUTA
Olimpia, tragedia del passaggio, nata dall’incontro della drammaturgia di Luigia Sorrentino con la regia di Luisa Corcione, e dalla collaborazione di diverse esperienze artistiche, è un’opera unica e corale. Il collante è la poesia: un linguaggio perduto nella contemporaneità. Emblematica la figura di Iperione, confinato nella non-luce, e poi Empedocle, l’artifex che supera la soglia fra l’umano e il divino. Il lavoro sul testo, rivela che persino l’arte che abbiamo creduto eterna, è destinata alla distruzione, nella vulnerabilità di tutto ciò che è vivente. Il palco/grembo è il corpo di Olimpia: in esso tutto diventa armonico. La musica diviene canto di ritorno alla città, è la città è una Napoli greca e presente, dove l’umanità ritrova il sé sacro nella consapevolezza che il passaggio dell’umano è al tempo stesso, infinito e mortale.
«Nell’Olimpia, tragedia del passaggio che metto in scena – afferma nelle note Luisa Corcione – l’artista si trova nella fluidità del pensiero, dove nasce e matura l’arte. Gli elementi scenografici e quelli di costume, sono sostituiti da opere pittoriche, scultoree e istallazioni. Le musiche si uniscono alla danza e alla poesia per lasciarsi alle spalle un passato di individualismo, isolamento e vuoto emotivo e dare spazio all’energia vitale nella quale ritrovare una gioia possibile».
Il palco/grembo, è il corpo di Olimpia: in essa tutti i corpi diventano armonici. La musica invece richiama il canto del ritorno alla città, nella consapevolezza che il passaggio dell’umano e dell’artista è al tempo stesso, infinito e mortale.