PRODUZIONE FONDAZIONE TEATRO DI NAPOLI – TEATRO BELLINI

PALAZZO REALE – GIARDINO ROMANTICO
8 LUGLIO ORE 21.00
DURATA 45+45MIN
PRIME ASSOLUTE

Il debutto pubblico del secondo triennio formativo della Bellini Teatro Factory, al loro primo anno di studi, con due atti unici da 45 minuti, si concretizza con In Erba, un progetto che mette in continuità il vecchio ed il nuovo triennio della Factory: due testi delle allieve drammaturghe e gli attuali allievi attori sono diretti dai neo-diplomati registi del primo corso. Un confronto tra artisti appena formati e in formazione che nasce nell’ottica del lavoro creato dagli allievi e sugli allievi che contraddistingue il progetto Bellini Teatro Factory.

MIA MADRE NON CAPISCE
DI MARTA POLIDORO
CON GLI ALLIEVI DELLA BELLINI TEATRO FACTORY ALESSANDRA COCORULLO, ELVIRA CARPENTIERI, FRANCESCO CAFIERO, FRANCESCO GENTILE, GIANLUCA VESCE, PEPPE ROMANO, RITA LAMBERTI
AIUTO REGIA MACHI MONTELLA
REGIA SALVATORE CUTRÌ

Tutto ha inizio con un acquazzone; un acquazzone ed una piccola goccia che si ferma su un ramo. Nelle pareti acquose di una casa di fronte al mare, immersa in un profumo viola e familiare, si dilata la storia di sette fratelli, bloccati in un attimo infinito in cui non resta che aspettare. D’altra parte, che altro si potrebbe fare se il tempo si è fermato. Tutto nasce dalla parola “madre”, da sempre dentro di noi ed intorno a noi, da sempre respirata da tutti e sette, da loro, che l’hanno vissuta in modi diversi, in momenti diversi della sua e della loro esistenza, momenti propri, confessati o nascosti, colorati come una tavolozza, nella vita e sulla scena. Tutto nasce dalle parole di mia madre, quelle che mi ripeteva quando ero piccola, e dalla foto di lei bambina, che urla disperata come troppo presto impariamo a non fare. “Mama, don’t go”, cantava Lennon, e sempre alla madre, di terra o carne, veniamo.  Eppure, è così necessario spiegare le ali e sollevarsi sopra l’altezza di quel ramo dove il cielo ha lasciato il segno della sua caduta.
Marta Polidoro

PURPACCI – QUELLI CHE NON SARANNO
DI ELVIRA BUONOCORE
CON GLI ALLIEVI DELLA BELLINI TEATRO FACTORY ALESSIA SANTALUCIA, CARLO DI MARO, MARIA FIORE, MARIO ASCIONE, RAFFAELE PISCITELLI, RICCARDO RADICE, STEFANIA REMINO
AIUTO REGIA MACHI MONTELLA
REGIA SALVATORE SCOTTO D’APOLLONIA

Siamo nella profonda provincia marinara. Sette ragazzi. Sette giovani senza famiglia, riuniti insieme in un rudere sul mare. Nessuno li segue, la loro vita è un’autogestione. In paese li chiamano “‘e purpacc”: letteralmente “i polpacci”, perché passano le loro giornate sulla spiaggia, tenendo i piedi nell’acqua e portando sempre, sia in estate che in inverno, i pantaloni arrotolati. Purpacc’ ha però un senso negativo. Il purpo è il polipo, ed è un modo che il paese ha per isolarli, per dirne male. Per tagliare fuori.
Siamo nella densità realissima e spicciola di una gioventù nulla. Una giovinezza ameba, molle, mollusca. Senza spina dorsale. Una giovinezza così piena di cattivi presentimenti da sembrare fatta interamente di vecchiaia.
Accade però qualcosa. Accade un limite. Un interdetto. Un confine. La battigia viene ridicolmente recintata con uno di quei nastri a strisce rosse e bianche che si usano per delimitare i cantieri. Un divieto assurdo e inspiegabile. Un muro che frena la marea.
“Purpacci” è un’ode alle cose che non saranno. Alla giovinezza che è un’aspirazione infinita. A quelli che non saranno mai.
Elvira Buonocore