di Max Rouquette
regia Jean-Louis Martinelli
Paese: Francia, Italia | Lingue: inglese e occitano (con sottotitoli in italiano)
Real Albergo dei Poveri07-08-09-10-11-12/06/2008

creazione per il Napoli Teatro Festival Italia
produzione Napoli Teatro Festival Italia
in coproduzione con Théâtre Nanterre-Amandiers (Francia)

La Médée di Jean-Louis Martinelli porta in scena l’incontro tra la riscrittura della Medea di Euripide in occitano di Max Rouquette e l’Africa. Come osserva il regista nel suo diario di viaggio, il testo del poeta tradisce un legame sotterraneo con il continente africano «perché si fonda sull’osservazione della natura, è pieno di piante e di movimenti di stelle, è avvinto all’essenziale, a ciò da cui dipende la sopravvivenza degli uomini».Tre sono, per Martinelli, i motivi per cui oggi il sentimento tragico è realizzabile solo in quel luogo. Innanzitutto per la presenza di un forte rapporto dell’uomo con la spiritualità e la magia, in secondo luogo poiché le società africane sono fondate sul concetto di comunità e quindi di coro, infine perché questi popoli stanno vivendo lo stesso tipo di passaggio che è stato culla del nascere della tragedia nella Grecia del V secolo a.C., ovvero il passaggio dalla tirannide alla democrazia. Il continente africano dunque si presenta come il crogiuolo da indagare per andare alla ricerca del sentimento tragico, sentimento che le società moderne dell’Occidente hanno irreparabilmente perduto. Così i salmi inventati da Rouquette per prolungare i temi dei dialoghi, dalla passione all’abbandono, dall’angoscia al niente, sono affidati al coro delle donne Bambara, che cantano nel proprio dialetto sulla musica composta da Ray Lema, singolarissima figura di sintesi tra la musica occidentale e la tradizione africana.
A me, fuoco degli astri eterni e dell’inferno profondo. A me, lingue di fuoco del regno del male.
Se non c’è più pace per l’errante, abbandonata ai quattro venti, che il male contamini anche gli altri e che li porti via.
E che il fuoco, una volta scaturito, mostro infernale improvvisamente liberato, possa non fermarsi mai.
Ungete, ungete di nuovo la corona d’oro che non ha mai cinto la fronte di Medea. Che il fuoco dormiente sia il segno del suo potere.
Il fosforo si spanderà nelle sue vene, lenta serpe. E ogni cosa che toccherà vedrà sorgere la fiamma da lei.
E da un sole all’altro, questo fuoco mai si spegnerà. (da Médée di Max Rouquette)