DI: MUTA IMAGO
durata: 25m | Paese: Italia | Lingue: italiano
Napoli Sotterranea (Piazza San Gaetano) – 18-19-20-21-23-24-25-26-27-28/06/2009, 19:50 e 21:10
PRODUZIONE: NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA
Il Napoli Teatro Festival Italia ha invitato Muta Imago – giovane com- pagnia romana fondata nel 2004 da Claudia Sorace, regista, Ric- cardo Fazi, drammaturgo, Massimo Troncanetti, scenografo – a creare uno spettacolo su Napoli: come il Teatro de los Sentidos di Enrique Vargas nel 2008, l’ensemble romano ha trascorso un pe- riodo di residenza artistica in città e porta qui uno sguardo “altro” su Napoli, un punto di vista esterno e libero che, appunto perchè “straniero”, può offrire alla città una prospettiva diversa su se stessa. Muta Imago ha scelto di sviluppare un progetto performativo nei sotterranei napoletani, adottando una posizione di ascolto nei confronti di questo ambiente, che porta con sé secoli di storia e di storie. Lo spettacolo intreccia azione performativa a proiezioni di immagini e giochi di luce, mentre la presenza umana è mediata dall’u- tilizzo di proiezioni video e di un particolare ambiente sonoro.
«Quando ci è stato proposto di realizzare un lavoro su Napoli, la prima cosa che abbiamo fatto è stata attraversare la città a piedi, senza direzione o meta. E abbiamo capito presto cos’era che ci in- teressava davvero. Non dovevamo cercare conferme di un immaginario, piuttosto ascoltare, ragionare, capire un respiro, una sensazione. Per questo siamo scesi in fondo, nel luogo più basso e nascosto della città, i suoi sotterranei: specchi neri che offrono una prospettiva rovesciata e speculare; cavità dove da secoli scivola e rimane l’es- senza della città di sopra. Un luogo apparentemente lontano milioni di chilometri dal caos che riluce in superficie, ma a far bene attenzione, tremendamente vicino alle sue vibrazioni. Siamo scesi nei sotter- ranei e abbiamo affidato a undici performer il compito di restituirci quel ritmo, quel respiro. Attraverso i loro corpi, che sono singolo e moltitudine allo stesso tempo, attraverso i loro movimenti e i loro pas- si abbiamo cercato di restituire una sensazione. Attraverso un lavoro sul corpo da sintetizzare e da espandere, da moltiplicare e rendere immateriale: un corpo che non rappresenti un io individuale, ma piuttosto rimandi ad un’entità astratta di uomo/donna, di cittadino/a, di fantasma. Da qui, da questo punto di vista rovesciato, vogliamo volgere lo sguardo verso l’alto e spiare la città di sopra, appoggiandoci ai muri del sotterraneo e cercando di ascoltare l’ultima eco di una vibrazione, il ricordo di un passo che qualcuno ha fatto molti metri sopra di noi, in una strada affollata di gente» – Riccardo Fazi.