DA: JUAN RODOLFO WILCOCK
REGIA: SERGIO LONGOBARDI
durata: 1h 30m | Paese: Italia | Lingue: italiano
Teatro Totò16-17-18-19-20-21-22/06/2009, 20:00

COPRODUZIONE: NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA, SOCIETÀ ANONIMA TEATRI, CARTE BLANCHE / VOLTERRATEATRO, TEATRO COMUNALE DI CASALMAGGIORE.

Sergio Longobardi e Fabio Palmieri, dopo l’esperienza di Babbaluck, insieme ad altri artisti fondano, con Elisabetta e Limone una nuova compagnia teatrale, Società Anonima Teatri.
Elisabetta e Limone è uno dei testi più significativi per comprendere l’opera di Juan Rodolfo Wilcock, scrittore argentino che si è trasferito a Orvieto nel 1978 e ha passato gli ultimi vent’anni della propria vita in Italia. Elisabetta, una giovane donna sola, rientrando a casa una sera, trova nel salotto Limone, un ladro appena evaso dal carcere in cerca di rifugio. Limone si addormenta sul letto di Elisabetta e, al suo risveglio, si ritrova incatenato e preda delle volontà della donna, che lo costringerà ad entrare nel proprio mondo, composto da oggetti viventi e da riti e codici di comportamento personalissimi.
«Juan Rodolfo Wilcock resta ancora oggi, incomprensibilmente, un autore poco esplorato in Italia e le sue opere teatrali, compreso il nostro Elisabetta e Limone, sono tuttora raramente rappresentate. Lavorando a questa messinscena, ho sentito la necessità di affrontare Elisabetta e Limone attraverso la creazione di un vocabolario corporeo e di una enciclopedia gestuale. Per questo mi avvalgo della collaborazione di Costantino Raimondi, maestro di mimo e regista allievo di Marcel Marceau, che propone un allenamento teso a evidenziare il corpo e il respiro dell’attore. Con questo spettacolo si è realizzata un’unione di poetiche diverse e la nascita di una nuova compagnia teatrale, la Società Anonima Teatri: oltre a me e Fabio Palmieri – che veniamo dalla significativa ormai “mitica” esperienza di Babbaluck – altri artisti carichi di mondi e di poetiche: il sopra citato Costantino Raimondi e l’attrice napoletana Cristina Donadio. Questo è il nostro nuovo percorso comune, che comincia proprio con Wilcock e con il suo Elisabetta e Limone. Nella parte di Elisabetta, un’attrice di molteplice esperienza come Cristina Donadio e nella parte di Limone un attore quale il tunisino Jamel Soltani della Compagnia della Fortezza di Volterra di Armando Punzo. Cristina che ha scelto di fare teatro nel corso della sua vita. Jamel che è stato scelto dal teatro nel corso della sua vita. Ecco i nostri Elisabetta e Limone.
C’è poi Oscar Valsecchi che dà “corpo” alle visioni di Elisabetta con la sua attitudine da mimo, oltre a dare voce al Vigile, personaggio che ricorda alcune figure di gendarmi dei film della commedia all’italiana. Partiamo quindi con Wilcock e con l’ambizione di “giocare” un teatro e non di “fare spettacoli”. Si tratta di un lavoro in cui l’attore riprende il centro della scena con minuzia, con precisione, e in cui emergono la persona Limone e la persona Elisabetta, che non “interpretano” ma vivono la loro “parte”.
Mi aiutano artisti con cui condivido da tempo spunti visionari e così ecco ancora una volta le suggestioni cromatiche ed eleganti dei costumi di Daniela Salernitano; la simultaneità dei piani scenografici di Fabrizio Comparone; la luce che dipende dal tempo di Antonio Gatto; le musiche originali di Mauro Buttafava a levare, ad accentuare e a sopraggiungere nella strana vicenda.
E allora è possibile che quando in camera da letto è giorno, in cucina sia notte. E viceversa. Anzi è normale che sia così. Come è normale finire a cucire vestitini per topi» – Sergio Longobardi.