DI: CARLO GOLDONI
ADATTAMENTO: LETIZIA RUSSO, ANTONIO LATELLA
REGIA: ANTONIO LATELLA
durata: 4h 40m | Paese: Italia, Germania | Lingue: italiano e tedesco
Teatro di San Carlo – 13-14/06/2009, 19:00
PRODUZIONE: SCHAUSPIEL KÖLN.
RIALLESTIMENTO COMMISSIONATO DA: NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA.
Il Napoli Teatro Festival Italia ha invitato Antonio Latella – regista di origine napoletana, il cui lavoro si divide fra Germania e Italia – a riallestire al Teatro di San Carlo Die Trilogie der Sommerfrische (La Trilogia della Villeggiatura), che ha debuttato nel 2008 in Germania, al Schauspiel Köln. Lo spettacolo, che vede insieme in scena attori italiani e tedeschi, si inserisce nel contesto del progetto di collaborazioni internazionali del Festival che, oltre a coinvolgere in coproduzioni enti italiani e stranieri, quest’anno si focalizza particolarmente sul creare occasioni di lavoro comune per artisti di provenienza e cultura differenti. Lo spettacolo esplora La Trilogia della Villeggiatura di Goldoni attraverso modalità differenti per stile, lingua e ambientazione: il primo capitolo porta in scena la riscrittura, in chiave contempo- ranea, creata da Letizia Russo, una delle maggiori autrici teatrali italiane (Premio Tondelli e Premio Ubu). Se la seconda stazione della Trilogia è più fedele al testo originale, proponendone un allestimento più “goldoniano”, nella terza la parola è rarefatta, alla ricerca di un’identità che la precede.
«Quando si ha la fortuna di affrontare una trilogia, si hanno tre possibilità differenti di incontrare uno stesso autore. Lo si ascolta. Lo si ama. Lo si tradisce. Ma è proprio in questo ultimo gesto che spesso l’autore si fa beffa di ciò che pensiamo di lui, e con la mano ancora macchiata del suo sangue sottoscrive, con un gesto netto, che non accet- ta mezze misure, e nessuna consolazione, il suo ultimo testamento. Eredità. Testimone. O, come diceva Pier Paolo Pasolini, «Ragazzo mio, prendi questo fardello sulle spalle e…» si va avanti, si continua a viaggiare, a cercare. In questi ultimi anni ho spesso lavorato su Trilogie: Genet, Pasolini, il mito di Medea, e ora la trilogia goldoniana (che l’autore tanto sperava di vedere rappresentata in un’unica giornata). Ogni volta è un onore, che aggiunge al mio viaggiare più domande e meno risposte, più consapevolezza, ma sicuramente anche meno bagagli. Ho sempre l’impressione di essere un osservatore dinanzi ad un trittico, dove la parola si fa carne, si fa pittura. Le tre tele di Goldoni, pure se racchiuse in uno stesso identico spazio, è come se non avessero cornice, nessun perimetro, nessun recinto, sono libere di essere senza inizio, senza fine; è un ciclo che si ripete. Ed ecco che ci scopriamo nudi viandanti alla ricerca eterna di una sola risposta: “Perché esisto?”, “Perché sono un attore di questa grande Commedia Umana?”, “Quale lingua può spiegarmelo?”» – Antonio Latella.