DI: RAFFAELE VIVIANI
REGIA: LAURA ANGIULLI
durata: 1h 20m | Paese: Italia | Lingue: italiano
Galleria Toledo – 12-13-14/06/2009, 22:30
COPRODUZIONE: NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA E GALLERIA TOLEDO
Lo spettacolo nasce da un laboratorio diretto da Laura Angiulli, nella prima edizione del Festival, intorno a Lo Sposalizio di Raffaele Viviani. L’allestimento tende ad approfondire, entro la trama generale, due diversi registri espressivi. La regia si propone di fissare, da un lato, gli umori dei tre protagonisti del dramma (Peppeniello, ‘Mma-culatina, Vicenzino), decontestualizzandoli dalla massa e consegnandoli ad un certo isolamento tragico; dall’altro, di dare corpo alle varie figure della folla che, chiassosa, ingombrante e talvolta comica, occupa la scena.
Laura Angiulli dirige dal 1991 il Teatro Stabile d’Innovazione Galleria Toledo di Napoli. I suoi spettacoli si segnalano per il personale lavoro di ricerca, insieme, drammaturgica e registica, condotto sui registri paralleli della tradizione teatrale napoletana e di una tra- dizione più europea che comprende i classici della letteratura, del teatro e del cinema.
«Gli elementi fondanti del genere “tragedia” (amore e morte) si smarriscono, quasi logori, nell’umiltà della storia di Peppeniello e ‘Mmaculatina, il cui legame sentimentale, sacrificato alla razionalità del buon senso, scivola tra le tante miserie di un’ordinarietà senza soluzione. È un passivo soggiacere al destino che spinge la ragazza all’abbandono dell’innamorato cui si è promessa e che ama, per accettare il marito benestante scelto per lei dalla zia tutrice. Né si manifesta in Peppeniello – il fidanzato tradito – il grido violento di dissenso, che anzi implode nell’anima piagata di lui, accelerando il decorso di un male incurabile che gli procura la morte. Di più intenso spessore la tempra di Vicenzino – lo sposo – tratteggiato con caratteri apparentemente dimessi nel corso dell’opera, ma che rivela infine il segno di un’eticità alta nell’offerta della propria donna all’innamorato morente. Tutt’intorno alla presentazione del tema centrale una piccola folla, ritratti di quotidiane miserie: pregiudizi, intrighi, spacconeria, arroganza, lo spettro di un’indigenza cronica, e una gustosissima grassa evasione dai limiti previsti nei codici dei comportamenti e della scrittura borghesi. L’idea di messinscena tende a definire una modalità di rappresentazione ambivalente. Sullo sfondo tragico della vicenda, comunque posto con continuità di narrazione, s’inserisce un’esposizione di contro-campo, non secondaria, dichiaratamente connotata da una comicità affidata non proprio alle situazioni, ma alle figure di un affresco di colore popolare, alla piazza; personaggi spesso sbozzati con pochi tratti incisivi, in una rappresentazione che non indugia su approfondimenti psicologici, ma si offre all’esposizione di maschere dai toni vigorosi» – Laura Angiulli.