Emmanuele Paudice, Master in Drammaturgia e Cinematografica – Università degli Studi di Napoli Federico II
Lo spettacolo si apre con un suono triste e malinconico, è una fisarmonica! Si possono intravedere gli interni di una abitazione, che apparentemente potrà sembrarci vuota, ma poi osservando bene, si intravedono delle persone. Su un divano oltre ad una donna che sta suonando, la fisarmonica appunto, un’altra dorme. Appena le luci si fanno più limpide ci si accorge che quella donna ha un aspetto insalubre. Dice di avere 25 anni, ma in realtà ne dimostra almeno una cinquantina. La “ragazza” inizia un monologo sulla sua vita, e richiama, attraverso il dialogo con se stessa, dei personaggi che però in scena sono dei fantasmi quasi eterei. Tra questi il medico, che annuncia la malattia di quest’ultima. I pochi legami di parentela che lei conserva, insufficienti per costruire un rapporto duraturo, causano l’avidità e la ricerca di denaro attraverso l’espediente di una fantomatica eredità alla sua morte. Il tutto esposto in un ironico napoletano scansonato, reso tuttavia commovente dall’angoscia della donna. La scena diventa, man mano che avanza la malattia, sempre più limpida. Ecco la protagonista su di un girello, perde i suoi capelli rossi che nascondevano quelli capelli grigi di una donna dall’età avanzata. Si comprende che la malattia è motivo di un invecchiamento precoce, sempre più visibile; ogni minuto in scena segna un anno in più sul corpo della donna. Concessione gentile del personaggio è stata una sua monografia. È la sintesi di una vita che velocemente si sta sfaldando (da qui il titolo dell’opera), dove anche un secondo può rivelarsi letale e lasciare lo spettatore in bilico senza possibilità di comprensione.